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Il Ruolo della Manifattura Additiva nei Processi di Reshoring

Negli ultimi anni la delocalizzazione delle attività produttive, anche nota col nome di off-shoring, è stata al centro di un acceso dibattito, che ha avuto ad oggetto i limiti e le criticità di tali strategie. Un dibattito che si è fatto ancor più attuale in seguito alla pandemia e ai recenti conflitti e che ha spinto gli imprenditori ad interrogarsi circa l’opportunità di una riconfigurazione delle attività produttive. Una delle strade intraprese è stata quella del reshoring. Ma cosa significano veramente off-shoring e reshoring, e quali sono le tecnologie in grado di abilitare le nuove modalità di produzione?

Che cos’è l’off-shoring?

Per off-shoring si intende l’allocazione dei centri produttivi in luoghi geograficamente molto distanti rispetto a quelli di origine dell’impresa. Questo fenomeno ha avuto inizio negli ultimi due decenni del secolo scorso quando la frammentazione della produzione in fasi distinte e lo sviluppo di una efficiente rete di infrastrutture ha reso possibile la delocalizzazione degli impianti produttivi.

È così che le fasi del ciclo di produzione che richiedevano una maggiore intensità di lavoro sono state collocate in aree in cui la manodopera era più economicamente vantaggiosa e facilmente reperibile e che ha avuto origine il fenomeno dell’off-shoring. La pratica della delocalizzazione è stata quindi largamente utilizzata dalle aziende per creare e mantenere posizioni vantaggiose e più competitive su scala internazionale.  

La crisi della delocalizzazione

Le ragioni che hanno portato nei decenni passati ad optare per scelte di delocalizzazione sono oggi messe in discussione dai radicali cambiamenti nell’ambiente economico dei paesi meta di off-shoring e dalla nuova consapevolezza dei limiti di una global supply chain.

Tra le criticità emerse possiamo evidenziare in primo luogo il progressivo aumento del costo del lavoro nei paesi meta delle delocalizzazioni.

A questo costo legato alla manodopera si sono inoltri aggiunti gli ingenti costi della logistica e i costi nascosti, quali quelli dovuti alle miscommunications o a problemi della qualità della produzione.

Altre problematiche emerse, di natura non economica, sono quelle relative all’impatto ambientale dello spostamento delle merci a livello internazionale.

Miliardi di tonnellate di cargo sono trasportati ogni anno da camion, aerei, navi e treni in tutto il mondo e il trasporto di merci è responsabile dell’8% delle emissioni globali di gas serra [1]. Tale circostanza è riconducibile al carburante di origine fossile utilizzato da pressoché la totalità dei mezzi di trasporto delle merci. 

In aggiunta, sono state segnalate criticità relativamente alla mancanza di responsiveness e di trasparenza della produzione, nonché problematiche di natura sanitaria e geopolitica.

Cos’è il reshoring e perché se ne parla?

L’acquisita consapevolezza dei rischi e svantaggi legati all’off-shoring ha spinto gli imprenditori a fare “dietrofront” ed a ricercare nuove strategie per rimanere competitivi.

Si è così iniziato a parlare di reshoring, termine con il quale si indica la volontà delle imprese con sedi operative delocalizzate all’estero di riportare la produzione “in casa”.

Le principali motivazioni possono essere riassunte in quattro macro-categorie: costivalore percepito dal clienteagevolazione dei processi di innovazioneincentivi governativi.

Quanto al secondo gruppo di motivazioni, è emerso in particolare un atteggiamento ostile da parte del cliente nei confronti del prodotto realizzato all’estero e uno opposto di favore nei confronti del c.d. “made in”. In tal senso si parla di “effetto made in” per indicare la maggiore propensione del cliente all’acquisto nel caso in cui la produzione sia avvenuta nel paese di origine.  

Le condizioni per il reshoring delle attività produttive

È diffusa la convinzione che il reshoring postuli un’evoluzione delle tecnologie produttive e che solo una radicale trasformazione nelle modalità di produzione possa dar luogo a un back reshoring efficace e a lungo termine.

Lo sviluppo della industria 4.0 è stato infatti individuato come il motore del nuovo fenomeno in quanto tutto ciò che consente di modernizzare il processo produttivo ha sicuramente un impatto positivo in termini di reshoring.

Che ruolo può avere la manifattura additiva nella abilitazione del fenomeno del reshoring?

Le tecnologie di produzione additiva possano favorire l’adozione e realizzazione delle strategie di reshoring manifatturiero. Ma in che modo?

Una risposta a questo interrogativo può emergere dal confronto tra i benefici conseguibili mediante l’adozione dei processi additivi e le motivazioni a sostegno del reshoring [2].

In primo luogo merita attenzione l’aspetto dei costi della produzione mediante processi additivi.

In relazione ai costi della manodopera, l’alto livello di automatizzazione e digitalizzazione delle tecnologie additive ed il minor ricorso al fattore lavoro può indubbiamente determinare una diminuzione di tali costi, disincentivando così la delocalizzazione verso paesi in cui la manodopera è low cost.

Sempre parlando di costi, la manifattura additiva consente di abbattere i costi di produzione grazie alla riduzione, o quasi totale eliminazione, della fase di assemblaggio. La possibilità che la stampa 3D offre di creare pezzi finiti che non necessitano di essere assemblati si risolve necessariamente in un risparmio nel momento in cui rende superfluo il ricorso ad ulteriore manodopera o a fornitori.

Quanto invece ai costi nascosti come quelli derivanti dalla lentezza nella comunicazione tra operatori economici dislocati in aree remote del pianeta e la mancanza di responsiveness, essi possono essere notevolmente ridotti mediante a tecnologie caratterizzate da un altro livello di digitalizzazione, quali la manifattura additiva.

Ma i benefici non sono solo di natura economica. Aspetti fondamentali sono il risparmio in termini di tempi di produzione e di consegna e i benefici in termini di qualità dei prodotti della manifattura additiva.

Se una delle principali motivazioni addotte è, infatti, la volontà di aumentare il valore dei propri prodotti agli occhi dei clienti, la manifattura additiva può giocare un ruolo importante nel processo di nobilitazione degli stessi, soprattutto se associata ad appropriati processi di post-processing.

Un pregio della manifattura additiva è infatti quello di garantire alti livelli di personalizzazione e realizzare facilmente geometrie molto complesse altrimenti non realizzabili.

Quindi, confrontando le principali motivazioni a sostegno delle scelte di rimpatrio con i benefici derivanti dall’adozione di tecnologie produttive additive, si può evidenziare un alto livello di sovrapposizione tra gli stessi. Questo ci induce a ritenere che la manifattura additiva possa realmente costituire un fattore abilitante il reshoring, poiché fornisce valide risposte ad esigenze reali quali quelle di taglio dei costi, personalizzazione del prodotto, qualità e velocità di consegna.

[1] https://climate.mit.edu/explainers/freight-transportation

[2] https://www.ice.it/it/sites/default/files/inline-files/L.%20Fratocchi%20-%20Le%20tecnologie%20produttive%20additive.pdf

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